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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

mercoledì 9 novembre 2011

E.M. Giò Ponti

 "Negli anni successivi,inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi - come Franco Albini,Giò Ponti,i BBPR - per disegnare a mano le tavole prospettiche,e realizzare quelli che oggi si chiamano rendering.Entrare in contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze,arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale"
 Enzo MARI , 25 Modi per piantare un chiodo,ediz.Mondadori, Milano, marzo 2011, 1a edizione, pag  25

Giò Ponti è un mondo. Un mondo che rappresenta un secolo, il secolo che è trascorso. Ponti ha progettato edificiarredamenti, mobili, stoffelampade e tanto altro. Ha fondato e diretto riviste, tra cui la più importante è Domus , fondata nel 1928 e abbandonata solo per un breve periodo durante la seconda guerra mondiale.Ha promosso le grandi Triennali degli anno 30, ha scritto articoli e libri, ha insegnato, ha viaggiato , ha costruito in molti paesi, più di ogni altro architetto della sua generazione. 

Macchina per il caffè Pavoni , 1948

    






Nel 1948 la Pavoni produce ,su disegno di Giò Ponti con la collaborazione di Antonio Fornaroli ed Alberto Rosselli,  la prima macchina da caffè con caldaia orizzontale.




Tale macchina, denominata "La Cornuta" assume una peculiarità estetica  dovuta alla messa in evidenza dei gruppi erogatori ,che si stagliano dal gruppo cilindrico del serbatoio.
Rivista Domus n° 360 del 1959


Stoffa Balletto alla Scala per Manifattura JSA , 1950





Definire l'opera di Ponti è dunque più difficile che mai. La sua importanza è sempre stata riconosciuta nel preparare le basi per la diffusione del design italiano nel dopoguerra; ma negli anni successivi alla sua morte, avvenuta nel 1979 a Milano ,nella stessa città in cui era nato nel 1891, è stato più difficile valutare esattamente la sua architettura e il suo design.




Sedia Superleggera in
versione bicolore , 1957

 Ponti affermava che imparare dall'uno porta al successo  nell'altro. Quando gli chiedevano se un mobile era "di serie " rispondeva: "lo sarà quando il pubblico lo adotterà". E' soprattutto  la leggerezza del tocco che ha fatto sì che il suo lavoro entrasse poco a poco nella coscienza della gente e che 

Bottiglia Donna
per Venini

appaia oggi cosi attuale: la Villa Planchart si appoggia con tanta levità sulla collina di Caracas che è stata soprannominata "la farfalla", la facciata della cattedrale di Taranto, traforata fin quasi a scomparire, è chiamata dalla gente del luogo "la vela", e la fortunatissima sedia "Superleggera" che si solleva con un dito, resta nella memoria di chiunque l'abbia provata.



Quest'ultima è stata disegnata nel 1957 ed è stata pensata per essere realizzata in svariate versioni : dalle colorazioni naturali fino ad arrivare alla versione bicolore in cui gli elementi simmetrici del telaio erano verniciati alternativamente nei colori bianco o nero ,esaltandone ulteriormente l'idea di leggerezza.


Oggi non sembra più possibile che un architetto riesca a lavorare con la libertà e la mobilità di cui Ponti ha goduto. Ragione di più per guardare indietro, come faceva lui, per attrezzare meglio e guardare avanti: " il passato non esiste, nella cultura tutto è contemporaneo... Esiste solo il presente. Nel presente ci rappresentiamo il passato e intuiamo il futuro.." ( Giò Ponti ). Dunque l'opera di Ponti si può definire come una personalità e vitalità che ci invitano a tirar fuori le idee del passato perchè possano circolare più liberamente nel futuro.
Posate per Artur Krupp,
con manico romboidale
Lampada Bilia
La prima parte della vita di Giò Ponti appartiene ad un'epoca in cui il concetto di "produzione artistica per l'industria "era ancora lontano e i progettisti, oltre che dell'architettura, si occupavano di dettagli decorativi. Ponti appare subito come un progettista in cui la passione e l'impegno per le "arti decorative" era potente. Non la esegue come un'alternativa all'architettura ma come un'attività artistica parallela indipendendente da essa. Egli anche quando lavora per l'arte non dimentica la serie. Ma la vera battaglia condotta e vinta da Ponti è quella di costruire un linguaggio per l'industria, battaglia che porterà alla nascita del concetto di "Italian Design".
Proprio nel 1948 Ponti riprende in mano la direzione di " Domus", ed è proprio qui che parla di architettura "standardizzata". Un nuovo concetto di arredo, arredi meno ingombranti: lampade, poltroncine leggere, nuovi tessuti stampati, posate non in argento.

                                   

Il tavolo da caffè ,Giò Ponti
Ogni segmento mostra lati di colore diverso,  riprendendo i toni pontiani della villa di Caracas dalla quale proviene e il tema del diamante, ricorrente a diverse scale nell'opera del maestro. 
http://piccolearchitetture.blogspot.com/2011/02/il-tavolo-da-caffe-di-gio-ponti-gio.html

La sedia Livia, Giò Ponti
LIVIA produzione L'ABBATE e' una sedia con struttura in Faggio massiccio e seduta in compensato. Progettata nel 1937 per arredare la facoltà di Lettere "Livianum" dell'Università di Padova, LIVIA è stata rieditata dal 2005.
Il prodotto è disponibile in 11 colori laccati e in 3 tinte legno differenti.http://www.designcan.it/prodotto/2368/LIVIA__Sedia_in_Faggio
Riferimenti bibliografici:
Marco ROMANELLI, Giò Ponti: a world, ediz. Abitare Segesta, Milano, 2003, pgg.6,12,15,16,37,38
Riferimenti fotografici:

parole chiave dai testi in bibliografia

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  • 25 modi per piantare un chiodo - da E.M. 12
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IO PROGETTO CON GLI ALLIEVI – I DESIGN WITH MY STUDENTS. Il progetto, il prototipo, non è tanto significativo in sé, quanto il fatto che sia una variante tra altre 50, 100, anche 180, realizzate contemporaneamente. Tutti noi che mostriamo le nostre anime... Insegnare design per me significa progettare insieme ad ogni mio singolo allievo, in un team di lavoro composto in corsi molto numerosi e frequentati - il mio lavoro è con circa 250-300 allievi l’anno - Il tema, lo spunto che fornisco come idea iniziale, può essere sviluppato in un'esercitazione breve o di mesi; con l'occasione progettuale cerco di offrire tutti gli stimoli, i suggerimenti e gli esempi del caso. Inoltre dalla realizzazione vera e propria dell'oggetto al vero in scala 1:1, si passa a contestualizzarlo con l'ambientazione, rendering, impaginazione, sino alla sua presentazione in book con foto, video e gadgets: quali segnalibri, t-shirt, cartoline, calendari. I materiali sono semplici da recuperare e da trasportare in aula ogni volta, e, in genere, sono riutilizzati: carta, stoffa, foglie, anche di fico d'india, rami e legni, lacci, spaghi, plastica, pezzi di vetro recuperato sulla spiaggia, etc...