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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

venerdì 11 novembre 2011

E.M. Augusto Morello, paradigma

Nato a Torino nel 1928, Augusto Morello fu una figura chiave nel panorama internazionale del design.
Formatosi nel campo della chimica industriale, lavorò con importanti aziende quali Olivetti e la Rinascente, storica azienda italiana di grandi magazzini. La collaborazione con quest’ultima é relativa agli anni Cinquanta, quando l’azienda cercò di cavalcare il miracolo italiano con iniziative innovative per la penisola italica. Il suo ufficio sviluppo era diretto all’epoca proprio da Morello e riuniva giovani designer provenienti da diverse nazioni con l’obiettivo di disegnare prodotti che uscissero col marchio dell’azienda.

Morello promosse il design italiano dirigendo dal 1954 il Premio Compasso d’oro,  il più antico riconoscimento in Europa nel settore del design e uno dei più prestigiosi a livello internazionale, istituito da la Rinascente e poi donato nel 1964 all'ADI (Associazione Disegno Industriale). Il Compasso d’Oro nacque con l’intento di premiare coloro che avessero saputo umanizzare meglio la tecnica e la funzione degli oggetti e da sempre fornisce un palcoscenico alla cultura del design, contribuendo a dare una visione generale dell’andamento della progettazione e della produzione. Morello fu inoltre presidente della X Triennale di Milano sul tema dell’Industrial Design e dal 1997 al 2001 presidente dell’ ICSID (International Counsil of Societies of Industrial Design), importante associazione che istituì storici congressi sul design tra gli anni ’50 e ’60.

In basso: a sinistra, Stile Industria n.1 (cover di Albe Steiner), a destra Stile Industria n.35 (cover di Enzo Mari)
Morello riprese inoltre per qualche numero, come direttore, la pubblicazione della storica rivista fondata da Alberto Rosselli: Stile Industria. La rivista nacque nel 1954 con l'obiettivo di aprire un dialogo tra il design e l'industria, quando l'idea di disegno industriale era ancora nuova ai lettori, e fu un importante luogo di dibattito e aggiornamento sull'estetica e il significato del design moderno, fino a quando venne chiusa nel 1963. Stile Industria diede una spinta importante al design italiano, che nel decennio successivo guadagnò la sua reputazione e il suo successo a livello internazionale. Da ricordare anche le copertine della rivista, realizzate da famosi artisti e designer, che le conferirono un aspetto inequivocabilmente italiano. L'iniziativa della ripubblicazione da parte di Augusto Morello, nel 1995, aveva il preciso intento di ricostruire quel dibattito sul design che in quegli anni sembrava aver perduto il proprio centro.

Augusto Morello nel corso degli anni approfondì in particolare una delle problematiche relative al design: il complicato rapporto “progetto – prodotto - consumo” .
Per Morello le prestazioni di un prodotto non si esauriscono nella sua destinazione strumentale, ma giocano un ruolo significativo nella dinamica delle relazioni tra gli uomini, e sono quindi connesse a prestazioni “culturali”. Tuttavia molte imprese tendono a separare lo strumento dall’oggetto, non tenendo conto che la forma e la funzione non possono essere due concetti distinti e opposti, in quanto “la forma stessa é una funzione sociale, ossia una prestazione che rifiuta l’estraniamento dal contesto del progetto”.
Morello sosteneva che il disegno industriale è l’espressione più alta della volontà delle imprese e dei protagonisti migliori, di attribuire ai beni qualità culturali appropriate ed inconfondibili, ossia tali da renderli attori e testimoni di cultura”.
Il design era visto da lui come un fattore di “umanizzazione” della tecnologia, una sorta di necessaria interfaccia tra le opportunità tecnologiche e i vincoli (o peculiarità) dell’utente primario: l’essere umano.






"La scienza mi affascina, ne invidio il paradigma, cioè il fatto che si possa proporre una determinata ipotesi solo se contemporaneamente si comunica a tutti il metodo e i mezzi utilizzati per formularla...Mi sembra che in questo senso, la ricerca scientifica sia l'unica vera democrazia esistente".
da Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pg.30

Le fasi della scienza paradigmatica di Kuhn
La parola paradigma (dal greco antico paràdeigma, ovvero esemplare, esempio) indica nel linguaggio comune un modello di riferimento, un termine di paragone.
In filosofia della scienza un paradigma è la matrice disciplinare di una comunità scientifica, nella quale si cristallizza una visione globalmente condivisa del mondo in cui opera e indaga la comunità stessa.
Fu il filosofo e storico della scienza Thomas Samuel Kuhn a imporre l'uso del termine paradigma per indicare l'insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca in cui le teorie sono accettate universalmente. Il criterio con cui un paradigma risulta vincitore sugli altri consiste nella sua forza persuasiva e nel grado di consenso all'interno della comunità scientifica.

In poche parole, per Kuhn il paradigma stabilisce le "regole del gioco" temporaneamente condivise da una comunità scientifica. Queste regole sono accettate fino a quando qualcosa di gravemente anomalo interviene a mettere in dubbio la visione del mondo proposta dal paradigma. Se l'anomalia non rientra nei ranghi, finisce infatti per provocare una rivoluzione che abbatte l'ancient régime e instaura un nuovo ordine, nella forma di un nuovo paradigma (un esempio é il passaggio dalla meccanica classica di Newton a quella relativistica di Einstein).
L'idea di Kuhn é stata spesso contestata e i postmoderni se ne sono spesso appropriati per proporre una visione relativistica della scienza. Le verità scientifiche, essi sostengono, non sarebbero altro che "costrutti sociali" relativi a un determinato paradigma, buoni fin tanto che questo rimane in vigore, ma da buttare e sostituire con altri allo scoppio della prossima rivoluzione. 

Riferimenti bibliografici:
A.Morello, A.Castelli Ferrieri, Dal progetto al prodotto, ed.Arcadia, Milano, 1984, pg.10-17
La Triennale di Milano, (1954-2000) Il design in Italia, ed.Gangemi, Roma, 2001 (prefazione)
Link di riferimento testo:
Immagini tratte da:
http://www.alidesign.net/informALIpdf/InformALI03.pdf

parole chiave dai testi in bibliografia

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  • 25 modi per piantare un chiodo - da E.M. 12
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IO PROGETTO CON GLI ALLIEVI – I DESIGN WITH MY STUDENTS. Il progetto, il prototipo, non è tanto significativo in sé, quanto il fatto che sia una variante tra altre 50, 100, anche 180, realizzate contemporaneamente. Tutti noi che mostriamo le nostre anime... Insegnare design per me significa progettare insieme ad ogni mio singolo allievo, in un team di lavoro composto in corsi molto numerosi e frequentati - il mio lavoro è con circa 250-300 allievi l’anno - Il tema, lo spunto che fornisco come idea iniziale, può essere sviluppato in un'esercitazione breve o di mesi; con l'occasione progettuale cerco di offrire tutti gli stimoli, i suggerimenti e gli esempi del caso. Inoltre dalla realizzazione vera e propria dell'oggetto al vero in scala 1:1, si passa a contestualizzarlo con l'ambientazione, rendering, impaginazione, sino alla sua presentazione in book con foto, video e gadgets: quali segnalibri, t-shirt, cartoline, calendari. I materiali sono semplici da recuperare e da trasportare in aula ogni volta, e, in genere, sono riutilizzati: carta, stoffa, foglie, anche di fico d'india, rami e legni, lacci, spaghi, plastica, pezzi di vetro recuperato sulla spiaggia, etc...